“Io mi proteggo…e tu?”

La campagna anti‑Covid di Città di Varazze e Protezione Civile locale

io non mi assembro e tu
Sara Gioannini collabora con i Volontari di Protezione Civile Varazze O.D.V. a partire dal 2016 illustrando le buone pratiche di protezione civile e autoprotezione “Io mi proteggo…e tu?”, e la campagna “Bruceresti il tuo Albero di Natale?”. La sua arte e la sua creatività sono ancora una volta a disposizione in questa campagna “Io non mi assembro…e tu?”. Grazie Sara!
Sara Gioannini, classe 1997, di Varazze. Diplomata nel 2020 in Grafica d’Arte all’Accademia Ligustica di Genova. Attualmente prosegue i suoi studi specializzandosi in Illustrazione per l’editoria.
Pagina instagram: @gioanninistudio
Coronavirus – Covid-19 – Raccomandazioni per la prevenzione

Coronavirus – Covid-19 – Raccomandazioni per la prevenzione

Il 31 gennaio 2020, il Consiglio dei Ministri dichiara lo stato di emergenza, per la durata di sei mesi, in conseguenza del rischio sanitario connesso all’infezione da Coronavirus.

Al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, è affidato il coordinamento degli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza sul territorio nazionale.

Le principali azioni coordinate dal Capo del Dipartimento sono volte al soccorso e all’assistenza della popolazione eventualmente interessata dal contagio, al potenziamento dei controlli nelle aree aeroportuali e portuali, in continuità con le misure urgenti già adottate dal Ministero della salute, al rientro in Italia dei cittadini che si trovano nei Paesi a rischio e al rimpatrio dei cittadini stranieri nei Paesi di origine esposti al rischio. [ http://www.protezionecivile.gov.it/ ]

Numeri utili:

  • 112 Numero unico per le emergenze
  • 1500 Il numero di pubblica utilità 1500 è stato attivato dal Ministro Roberto Speranza il 27 gennaio per rispondere alle domande dei cittadini sul nuovo Coronavirus 2019-nCoV. Rispondono dirigenti sanitari e mediatori culturali H 24 dalla Sala operativa del Ministero della Salute.

Link utili:

Campagna IO NON RISCHIO 2016

Campagna IO NON RISCHIO 2016

Vivi in un Comune a rischio sismico? In spiaggia sai riconoscere l’arrivo di un maremoto? Cosa fai se una allerta ti avvisa del rischio alluvione? Si apre con queste domande il promo della campagna “Io non rischio-buone pratiche di protezione civile” che il 15 e 16 ottobre vedrà coinvolti 7.000 volontari in 700 piazze italiane per informare e sensibilizzare la cittadinanza sui rischi terremoto, maremoto e alluvione.

A poche settimane dall’appuntamento in piazza, da Nord a Sud, passando per il Centro e arrivando fino alle isole si diffonde l’invito dei volontari di protezione civile “Vieni a trovarci in piazza“, quest’anno con declinazione regionale. Lo spot, infatti, termina con un invito in dialetto rivolto da alcuni dei protagonisti della campagna: sono i volontari appartenenti alle sezioni locali di 27 organizzazioni nazionali di volontariato di protezione civile, nonché a gruppi comunali e associazioni locali – formati nei mesi scorsi per diffondere la cultura della prevenzione del rischio nei territori dove operano ordinariamente.

La sesta edizione della campagna si carica di un valore aggiunto, perché sarà realizzata a poco meno di due mesi dal terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito il Centro Italia. L’evento sismico ci ricorda, infatti, quanto sia importante sensibilizzare la cittadinanza sulle buone pratiche di protezione civile: non possiamo essere ignari dei rischi con cui conviviamo nel nostro Paese senza far nulla per ridurli.

“Vieni a trovarci in piazza”, dunque. Scopri quella più vicina sulla mappa del nostro sito.

La campagna Io non rischio è promossa dal Dipartimento della Protezione Civile con Anpas-Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Reluis-Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica. L’inserimento del rischio maremoto e del rischio alluvione ha visto il coinvolgimento di Ispra-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ogs-Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, AiPo-Agenzia Interregionale per il fiume Po, Arpa Emilia-Romagna, Autorità di Bacino del fiume Arno, CamiLab Università della Calabria,Fondazione Cima e Irpi-Istituto di ricerca per la Protezione idro-geologica.

Terremoto

I forti terremoti del passato

Negli ultimi mille anni circa 3.000 terremoti hanno provocato danni più o meno gravi e alcuni di essi hanno avuto effetti distruttivi. I terremoti avvenuti in Italia dall’anno 1000 al 2006 sono raccolti nel Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani.

Sei preparato?

Cosa succede a un edificio?
Una scossa sismica provoca oscillazioni, più o meno forti, che scuotono in vario modo gli edifici. Le oscillazioni più dannose sono quelle orizzontali. Gli edifici più antichi e quelli non progettati per resistere al terremoto possono non sopportare tali oscillazioni, e dunque rappresentare un pericolo per le persone. È il crollo delle case che uccide, non il terremoto. Oggi, tutti i nuovi edifici devono essere costruiti rispettando le normative sismiche.

Cosa fare Prima:

Con il consiglio di un tecnico
A volte basta rinforzare i muri portanti o migliorare i collegamenti fra pareti e solai: per fare la scelta giusta, fatti consigliare da un tecnico esperto.

Da solo, fin da subito:
-allontana mobili pesanti da letti o divani
– fissa alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti; appendi quadri e specchi con ganci chiusi, che impediscano loro di staccarsi dalla parete
– metti gli oggetti pesanti sui ripiani bassi delle scaffalature; su quelli alti, puoi fissare gli oggetti con del nastro biadesivo
– in cucina, utilizza un fermo per l’apertura degli sportelli dei mobili dove sono contenuti piatti e bicchieri, in modo che non si aprano durante la scossa
– impara dove sono e come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e l’interruttore generale della luce
– tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, e assicurati che ognuno sappia dove sono
– informati se esiste e cosa prevede il Piano di emergenza comunale del tuo Comune: se non c’è, pretendi che sia predisposto, così da sapere come comportarti in caso di emergenza
– elimina tutte le situazioni che, in caso di terremoto, possono rappresentare un pericolo per te o i tuoi familiari
– impara quali sono i comportamenti corretti durante e dopo un terremoto e, in particolare, individua i punti sicuri dell’abitazione dove ripararti durante la scossa.

Durante e dopo un terremoto:

Durante un terremoto
Se sei in un luogo chiuso
Mettiti nel vano di una porta inserita in un muro portante (quello più spesso), vicino a una parete portante o sotto una trave, oppure riparati sotto un letto o un tavolo resistente.
Al centro della stanza potresti essere colpito dalla caduta di oggetti, pezzi di intonaco, controsoffitti, mobili ecc. Non precipitarti fuori, ma attendi la fine della scossa.

Se sei in un luogo aperto
Allontanati da edifici, alberi, lampioni, linee elettriche: potresti essere colpito da vasi, tegole e altri materiali che cadono.
Fai attenzione alle altre possibili conseguenze del terremoto: crollo di ponti, frane, perdite di gas ecc.

Dopo un terremoto
Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te e, se necessario, presta i primi soccorsi.
Prima di uscire chiudi gas, acqua e luce e indossa le scarpe.
Uscendo, evita l’ascensore e fai attenzione alle scale, che potrebbero essere danneggiate.
Una volta fuori, mantieni un atteggiamento prudente.

Se sei in una zona a rischio maremoto, allontanati dalla spiaggia e raggiungi un posto elevato.
Limita, per quanto possibile, l’uso del telefono.
Limita l’uso dell’auto per evitare di intralciare il passaggio dei mezzi di soccorso.
Raggiungi le aree di attesa previste dal Piano di emergenza comunale.

Puoi scaricare questi e altri opuscoli utili in pdf direttamente dalla sezione Download

SCHEDA_TERREMOTO_2018_WEB

Link utili:

Io Non Rischio

www.protezionecivile.gov.it

Campagna IO NON RISCHIO 2015

Il sistema più efficace per difendersi da un rischio è conoscerlo. Questo tipo di conoscenza, per essere realmente utile, di solito comporta un livello di approfondimento che difficilmente può essere comunicato con un semplice spot radiofonico o televisivo.

L’ideale, per un cittadino, sarebbe poter parlare con qualcuno capace di raccontargli tutto quello che occorre sapere sul terremoto, sul maremoto o su qualsiasi altro rischio, magari incontrandolo direttamente nella sua città, in piazza, un sabato o una domenica mattina. Ed è qui che si è accesa la lampadina: i volontari di protezione civile!

Le associazioni di volontariato di protezione civile sono presenti in tutta Italia. I volontari vivono e operano sul proprio territorio, lo conoscono e a loro volta sono conosciuti dalle istituzioni locali e dai cittadini. Chi meglio di loro per fare informazione sui rischi che su quel territorio insistono?

Da questi presupposti è nata l’idea originaria di Io non rischio. Formare i volontari di protezione civile sulla conoscenza e la comunicazione del rischio per poi farli andare in piazza, nella loro città, a incontrare i cittadini e informarli. Un’idea concepita e proposta da Anpas e subito sposata dal Dipartimento della Protezione Civile, dall’Ingv e da ReLuis, e poi progressivamente allargata ad altre associazioni di protezione civile. Perché se è vero che le idee camminano con le gambe delle persone, per un’idea come questa di gambe ce ne vogliono davvero tante.

Comunicato stampa Io non rischio: campagna nazionale per le buone pratiche di protezione civile:

Un cittadino informato è indubbiamente un cittadino più esigente nei confronti delle istituzioni e la consapevolezza dei rischi, acquisita anche grazie a questa campagna, spingerà a chiedere che le amministrazioni locali realizzino piani di emergenza adeguati al territorio in cui vive”, sottolinea il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.

www.protezionecivile.gov.it

Questa campagna è stata richiesta quasi per gioco un paio di anni fa visto la nostra storia da Alluvionati e l’anno scorso con una telefonata che subito sembrava quasi uno scherzo siamo stati sorteggiati per una verifica del territorio. Dopo di che dopo altri mesi di silenzio siamo stati ricontatati da stavolta i nostri Formatori che ci hanno fatto fare tutte le pratiche corsi e altro per far parte di IONONRISCHIO che ricordo è una manifestazione della Protezione Civile Nazionale e quindi possiamo dire che abbiamo fatto conoscere la città di Varazze anche a Roma. In queste due giornate avremo molte cose da spiegarvi e farvi vedere e grazie alla partecipazione del Sindaco e tecnici del comune potrete chiedere a loro direttamente quelle cose che vorreste sapere sulla vostra abitazione terreno o altro se si trova in zona esondabile cosa si può fare ecc…… Che dire cercate di fare un passo dal nostro stand opportunamente allestito a sentire cosa vi diciamo e chiedere cosa dovete fare. x più info date uno sguardo a WWW.IONONRISCHIO.IT

Raccolta funghi

Con la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno riparte la raccolta dei funghi, il nostro entroterra ne è ricco e ogni anno richiama appassionati anche da lontano.

Non bisogna però dimenticare che i boschi nascondo diverse insidie non sempre prese nella adeguata considerazione come ad esempio la nebbia che sui nostri monti può arrivare all’improvviso anche spinta dai forti venti.

Per cercare di prevenire incidenti anche gravi è bene seguire alcuni consigli base:

1. Documentarsi sull’itinerario e scegliere i percorsi adatti alle proprie abilità fisiche e psichiche;
2. Comunicare i propri spostamenti prima di intraprendere l’escursione;
3. Evitare di inoltrarsi da soli nel bosco, la presenza di un compagno è garanzia di un primo soccorso;
4. Consultare, prima della partenza, i bollettini meteorologici e osservare costantemente sul posto l’evoluzione delle condizioni atmosferiche. In caso di mal tempo non sostare in prossimità di alberi, pietre ed oggetti acuminati perché potrebbero attirare fulmini;
5. Scegliere l’abbigliamento e l’attrezzatura adatta all’impegno e alla lunghezza dell’escursione: si consigliano calzature da trekking, cellulare, lampada e coltello;
6. Se non si è certi della commestibilità del proprio raccolto, effettuare un controllo presso gli Ispettorati Micologici o l’Azienda Sanitaria Locale;
7. Il raccolto giornaliero non deve superare i tre chili per persona;
8. Non utilizzare rastrelli o uncini che possano danneggiare il micelio;
9. Pulire immediatamente il fungo dai residui di rami, foglie e terriccio per garantire la sua integrità;
10. I funghi raccolti devono essere trasportati in contenitori rigidi ed areati. L’utilizzo di sacchetti di plastica non permette infatti la diffusione delle spore fungine nel bosco. La mancanza di areazione causa il deterioramento del prodotto;
11. In caso di necessità contattare il 1515, numero di Emergenza Ambientale del Corpo Forestale dello Stato.

In caso di bisogno la tecnologia può rivelarsi molto utile, data l’ampia diffusione di smartphone dotati di GPS potrebbe rivelarsi particolarmente utile installare qualche applicazione che tenga traccia del percorso effettuato e che rilevi le proprie coordinate GPS da comunicare ai soccorritori se necessario. Ne esistono molte per ogni tipologia di Smartphone, è consigliabile installarla e provarla prima per essere sicuri che funzioni sul proprio dispositivo.

Un’attenzione particolare va dedicata anche alla bontà del prodotto raccolto, in caso di dubbi rivolgersi agli uffici ASL che effettuano l’esame di commestibilità GRATUITAMENTE a tutti i privati cittadini!

Di seguito potete trovare un elenco di siti internet che potrebbero esservi utili:

In caso di emergenza chiamare sempre il 112

Varazze 1915-2015. Un secolo dopo: quasi un’altra alluvione

L’articolo che state per leggere è stato pubblicato su ponentevarazzino.com e scritto da Lorenzo Ravano

Varazze 1915-2015. Un secolo dopo: quasi un’altra alluvione

Varazze dopo un secolo. Grazie alle immagini conservate nell’archivio di Varagine.it è possibile rendersi conto come a distanza di un secolo Varazze è stata nuovamente coinvolta in una delle sue periodiche alluvioni. Per circa dieci giorni dal 9 al 17 novembre 2014, questo pericolo è stato reso attuale con il ripetersi di forti e persistenti perturbazioni che hanno causato precipitazioni anche di 205 mm in 24h.

Tra un secolo e l’altro è maturato il concetto di resilienza. Resilienza: in ecologia e biologia la resilienza è la capacità di un materiale di autoripararsi dopo un danno o di una comunità (o sistema ecologico) di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato. (Wikipedia 2014). Questo termine ha anche una notevole valenza in tecnologia dei materiali, ma questo è un altro discorso.

A Varazze, dopo l’alluvione del 2010, non è solo maturato un concetto, ha aderito al gruppo delle comunità resilienti e ogni azione sul sistema di protezione civile della città è inserito nel concetto di resilienza.

Questo concetto, e la strategia conseguente, parte dal principio che non è possibile evitare una perturbazione e le sue conseguenze sul territorio. E’ possibile però cercare di abituarsi al fatto che queste si verifichino e compiere alcune azioni per fare in modo che l’impatto sulla popolazione sia il più lieve possibile con il preciso intento di evitare innanzitutto danni alle persone.

In quest’ottica bisogna considerare il Piano di Protezione Civile Comunale: l’emanazione delle allerte meteo e le decisioni prese in conseguenza; le operazioni di pulizia del Teiro e dei suoi affluenti; l’emissione di sms per l’avviso di imminente precipitazione; l’immediato insediamento del Centro Operativo Comunale in caso di necessità; i turni H24 della Polizia Locale; gli avvisi sui pannelli in città; la chiusura delle scuole e delle attività a rischio.

Per parte sua l’Associazione Volontari di Protezione Civile ‘A. Fazio’ provvede a gestire il contatto in tempo reale con i profili Facebook e Twitter che raggiungono tutti coloro che con un computer, smartphone o tablet seguono l’evolversi degli eventi da Internet.

L’Associazione ha eseguito operazioni di svuotamento di locali allagati, consegnato generi di prima necessità a una famiglia isolata, monitorato lo stato delle strade e gestito alcuni tratti di viabilità chiusa per frana e, in Comune, raccolto e gestito segnalazioni di danno o emergenza.

In tutto, tanto per dare qualche dato, sono state operate circa 600 ore e circa 1650 chilometri. Sono state impiegate fino a venti persone fra i vari turni e gran parte dei mezzi a disposizione.

I singoli non hanno possibilità di risolvere nessuna situazione, nemmeno quando si prendono in considerazione le singole associazioni. E’ per questo che superare alcune barriere mentali, chiedere aiuto e collaborare porta a risultati migliori e in tempi più rapidi. I volontari di protezione civile hanno trovato ristoro e conforto nella sede della Croce Rossa Italiana di Varazze  i cui volontari hanno preparato pranzo e cena aperto a tutti i soccorritori e di cui dobbiamo ringraziare.

Perché i volontari di protezione civile dovrebbero essere in un numero maggiore? Perché queste emergenze si verificano con una certa frequenza e impegnano alcune persone anche H24 sul territorio del Comune di Varazze e più in generale in Liguria. Perché più si è e più si ha voglia di imparare, di formarsi e di lavorare in gruppo più si ha la possibilità di aiutare le persone in difficoltà e di occuparsi dei danni alle cose e al territorio. Perché una comunità resiliente trova il modo di “dare e darsi una mano” organizzandosi, formandosi, assicurandosi. Da queste pagine chiediamo alle persone che hanno voglia di spendere parte del proprio  tempo libero dando una mano, che siano disposte ad imparare come si fa e che siano propensi a lavorare in gruppo, di dare la propria disponibilità scrivendo tramite il sito www.protezionecivilevarazze.it oppure con l’uso del profilo Facebook.

Ricordiamo che durante le allerte 2 il numero unico a cui segnalare le emergenze è quello della Polizia Locale di Varazze H24: 01997088.

Le persone da sole non hanno alcuna possibilità di operare un’azione efficace di soccorso e ripristino, ma solo in gruppo e organizzati si riesce ad ottenere qualche risultato. (Lorenzo Ravano)