Chi è la Protezione Civile di Varazze?

CHI È LA PROTEZIONE CIVILE DI VARAZZE?
Noi siamo nati sotto il nome di A.I.B Varazze (antincendio boschivo) che poi con gli anni è cambiato con il nome Protezione Civile Varazze ma solo perchè i nostri compiti si sono moltiplicati quindi non più solo spegnere incendi ma anche per le calamità naturali come alluvioni, terremoti, e tutto quello che può succedere in ambito catastrofico e in questi anni ne abbiamo visti di tutti i generi e proprio sulla nostra pelle come le nostre alluvioni tra cui l’ultima di pochi anni fa che ha distrutto Varazze e gran parte delle sue frazioni.
Se prima la Protezione Civile nasceva per aiutare il proprio comune con l’avvento di tutte le catastrofi che sono venute negli anni il raggio d’azione è diventato per tutto il paese quindi appena succede qualche cosa le varie associazioni diventano un unico gruppo dove nascono le famose Colonne Mobili che partono dalla propria regione per andare ad aiutarne un’altra come si può ricordare il terremoto dell’aquila per esempio di mobilitazione.
Detto questo un volontario di protezione civile viene addestrato non più solo a spegnere un incendio ma anche a usare strumenti per la salvaguardia del territorio e ogni volontario mette a disposizione la sua conoscenza di vari mestieri che possono servire per i vari casi quindi da saper cucinare a saper fare l’elettricista o l’idraulico o qualunque altro mestiere ogni persona può far parte di queste associazioni dove tutti siamo uguali spinti solo dal poter aiutare il territorio come una persona o un animale in difficoltà.

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Varazze 1915-2015. Un secolo dopo: quasi un’altra alluvione

L’articolo che state per leggere è stato pubblicato su ponentevarazzino.com e scritto da Lorenzo Ravano

Varazze 1915-2015. Un secolo dopo: quasi un’altra alluvione

Varazze dopo un secolo. Grazie alle immagini conservate nell’archivio di Varagine.it è possibile rendersi conto come a distanza di un secolo Varazze è stata nuovamente coinvolta in una delle sue periodiche alluvioni. Per circa dieci giorni dal 9 al 17 novembre 2014, questo pericolo è stato reso attuale con il ripetersi di forti e persistenti perturbazioni che hanno causato precipitazioni anche di 205 mm in 24h.

Tra un secolo e l’altro è maturato il concetto di resilienza. Resilienza: in ecologia e biologia la resilienza è la capacità di un materiale di autoripararsi dopo un danno o di una comunità (o sistema ecologico) di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato. (Wikipedia 2014). Questo termine ha anche una notevole valenza in tecnologia dei materiali, ma questo è un altro discorso.

A Varazze, dopo l’alluvione del 2010, non è solo maturato un concetto, ha aderito al gruppo delle comunità resilienti e ogni azione sul sistema di protezione civile della città è inserito nel concetto di resilienza.

Questo concetto, e la strategia conseguente, parte dal principio che non è possibile evitare una perturbazione e le sue conseguenze sul territorio. E’ possibile però cercare di abituarsi al fatto che queste si verifichino e compiere alcune azioni per fare in modo che l’impatto sulla popolazione sia il più lieve possibile con il preciso intento di evitare innanzitutto danni alle persone.

In quest’ottica bisogna considerare il Piano di Protezione Civile Comunale: l’emanazione delle allerte meteo e le decisioni prese in conseguenza; le operazioni di pulizia del Teiro e dei suoi affluenti; l’emissione di sms per l’avviso di imminente precipitazione; l’immediato insediamento del Centro Operativo Comunale in caso di necessità; i turni H24 della Polizia Locale; gli avvisi sui pannelli in città; la chiusura delle scuole e delle attività a rischio.

Per parte sua l’Associazione Volontari di Protezione Civile ‘A. Fazio’ provvede a gestire il contatto in tempo reale con i profili Facebook e Twitter che raggiungono tutti coloro che con un computer, smartphone o tablet seguono l’evolversi degli eventi da Internet.

L’Associazione ha eseguito operazioni di svuotamento di locali allagati, consegnato generi di prima necessità a una famiglia isolata, monitorato lo stato delle strade e gestito alcuni tratti di viabilità chiusa per frana e, in Comune, raccolto e gestito segnalazioni di danno o emergenza.

In tutto, tanto per dare qualche dato, sono state operate circa 600 ore e circa 1650 chilometri. Sono state impiegate fino a venti persone fra i vari turni e gran parte dei mezzi a disposizione.

I singoli non hanno possibilità di risolvere nessuna situazione, nemmeno quando si prendono in considerazione le singole associazioni. E’ per questo che superare alcune barriere mentali, chiedere aiuto e collaborare porta a risultati migliori e in tempi più rapidi. I volontari di protezione civile hanno trovato ristoro e conforto nella sede della Croce Rossa Italiana di Varazze  i cui volontari hanno preparato pranzo e cena aperto a tutti i soccorritori e di cui dobbiamo ringraziare.

Perché i volontari di protezione civile dovrebbero essere in un numero maggiore? Perché queste emergenze si verificano con una certa frequenza e impegnano alcune persone anche H24 sul territorio del Comune di Varazze e più in generale in Liguria. Perché più si è e più si ha voglia di imparare, di formarsi e di lavorare in gruppo più si ha la possibilità di aiutare le persone in difficoltà e di occuparsi dei danni alle cose e al territorio. Perché una comunità resiliente trova il modo di “dare e darsi una mano” organizzandosi, formandosi, assicurandosi. Da queste pagine chiediamo alle persone che hanno voglia di spendere parte del proprio  tempo libero dando una mano, che siano disposte ad imparare come si fa e che siano propensi a lavorare in gruppo, di dare la propria disponibilità scrivendo tramite il sito www.protezionecivilevarazze.it oppure con l’uso del profilo Facebook.

Ricordiamo che durante le allerte 2 il numero unico a cui segnalare le emergenze è quello della Polizia Locale di Varazze H24: 01997088.

Le persone da sole non hanno alcuna possibilità di operare un’azione efficace di soccorso e ripristino, ma solo in gruppo e organizzati si riesce ad ottenere qualche risultato. (Lorenzo Ravano)